In questi giorni siamo andati in diverse favelas di Fortaleza nel caos più totale tra fogne a cielo aperto e case costruite alla meno peggio in vicoli stretti nei quali si incontrano tante storie e tante vite spezzate. Ieri abbiamo però avuto un incontro particolare. Siamo stati in una zona un po’ più colorata e accogliente dove ci aspettava una festa a sorpresa organizzata dalle persone della favelas per dire un “grazie” a tutti coloro che sostengono la missione di Nuovi Orizzonti. Devo dire che mi sono commosso e così tutti noi.
Nella confusione di grida e risate di bambini mi è sembrato che il tempo si fosse fermato e ho sentito nel cuore: “Qui c’è Dio!”.
Ho sperimentato nuovamente una presenza di Dio unica! Proprio come mi era capitato nella prima missione a Quixadà nel 2001 quando eravamo nel deserto brasiliano a costruire le fondamenta della prima casa di accoglienza per i bambini di strada. In quei mesi di missione ho fatto una delle esperienza più forti della presenza di Dio nella mia vita.
Ora ho riprovato le stesse emozioni sia nelle favelas, sia nelle comunità di accoglienza sia nella strada di notte ascoltando storie drammatiche…
In questi giorni sto vivendo due forti contrasti che non provavo da tanto con questa intensità: un cuore sanguinante e la presenza Dio tangibile come non mai!
L’ho avvertita soprattutto nella merenda preparata dai poveri delle favelas che ci hanno accolto dandoci il loro tutto. Le mamme della favelas di Fortaleza, dove è attivo il Progetto Coração, hanno voluto raccontarci le loro storie e spiegarci quanto sia fondamentale la presenza di Valentina, Dania, Sandra, don Tonino, Joylson, Gessè… e come le loro parole e il loro ascolto siano fondamentali tanto quanti l’aiuto concreto di alimenti e beni di prima necessità che la cesta basica garantisce.
Con tutto il gruppo del campo di volontariato missionario siamo rimasti senza parole. L’accoglienza è stata commovente fin dall’inizio con le bandiere italiane, poi con un regalo per tutti noi composto dalle impronte delle mani dei bambini della favelas con i loro nomi scritti nel cartellone, infine una merenda offerta a noi con tante cose buone nonostante la loro condizione di estrema povertà. Dopo la festa di accoglienza c’è stata una preghiera spontanea e un ringraziamento ufficiale per l’aiuto che le famiglie ricevono con la cesta basica. Alcune mamme hanno voluto spiegare meglio la loro storia testimoniando come il progetto abbia cambiato la loro vita non solo per gli alimenti ricevuti, ma anche per una parola di aiuto e di speranza, sottolineando come la formazione all’Arte di Amare – che fa parte del progetto – ha permesso alle famiglie povere di aggregarsi tra loro, di conoscersi, di “rieducarsi” (ha usato proprio questa parola una di loro!) per affrontare la violenza e la povertà aiutandosi a vicenda e portando un po’ di Cielo nell’inferno della favelas.
Una mamma di nome Bea ha spiegato che ha scelto di essere anche cavaliere della luce vivendo in favelas per aiutare Valentina ad andare ad aiutare le altre famiglie dando quello che può: tempo ed energie! Così come lei è stata aiutata ora vuole a sua volta aiutare gli altri.
La casa in cui eravamo entrati per la festa era grande rispetto alle altre perché abitata da una nonna di 75 anni che mantiene 10 nipoti perché i genitori sono in carcere. La nonnina ci ha confidato che un figlio è ostaggio di una gang per un debito contratto e che quella notte era stato appeso a testa in giù e picchiato a sangue. Continueranno a farlo finché non pagherà altrimenti lo uccideranno crudelmente con una esecuzione esemplare. Deve 2.500 reais. Un’altra signora anziana ha perso l’udito dopo il trauma di aver visto ucciso suo figlio ed è venuta da me per chiedere una benedizione.
Attualmente Fortaleza è la città più violenta del Brasile, terza al mondo per pericolosità. E in Brasile ogni minuto una persona viene uccisa.
Esistono intere città o quartieri dove chi comanda è il crack e se si appartiene a bande diverse avvengono esecuzioni in pieno giorno per regolamenti di conti o semplicemente per affermare la maggiore forza rispetto agli altri.
In questo inferno abbiamo però visto la luce frutto dell’amore e soprattutto i bambini ci hanno rubato il cuore. Quante storie e volti ci sarebbero da raccontare. Ma le parole non esprimono a sufficienza la realtà.
La notte siamo stati in strada per vivere un momento di “angeli nella notte” come avviene anche in Italia, andando due a due. Ma nella piazza in cui siamo stati abbiamo trovato un dormitorio di famiglie, bambini, uomini, mamme, anziani, piccoli spacciatori, gente che scappa da favelas dove hanno una condanna a morte, ragazzine e bambini che si prostituiscono.
Anche in piazza ho sentito: “Qui c’è Dio!”. L’ho sentito in un abbraccio, in una lacrima consegnata, in una preghiera in strada, nella comunione dei Carismi che collaborano insieme. Siamo andati con padre Renato Chiera uniti, la sua fondazione Casa do Menor e Nuovi Orizzonti.
Ho davanti gli occhi dei bambini in strada. Dopo ora di gioco insieme tra topi e rifiuti, quando hanno capito che dovevamo andare via, i loro sguardi si sono velati e spenti all’improvviso. Che morsa al cuore!
E nonostante tutto in un inferno dei più tetri, grazie ad un ascolto, un abbraccio e ad un sorriso strappato… ho sentito: “Qui c’è Dio!”.