Quando si vivono queste tappe ci si ferma un po’ prima per riflettere e fare alcuni conti qualitativi. Oggi è l’anniversario della mia ordinazione sacerdotale vissuta nel Carisma di Nuovi Orizzonti dove ho avuto il privilegio e la gioia di arrivare molto presto. A 14 anni incontrando Chiara Amirante quando già da un anno e mezzo aveva aperto la prima sede a Roma e successivamente stabilendomi definitivamente nell’allora Casa Madre di Piglio (FR) a 18 anni.
Questa famiglia per me è “casa” e “salvezza”. Questa Opera è ciò che da subito il Signore ha messo come sigillo nel mio cuore. Grazie al sì di Chiara e di chi l’ha seguita nel cercare di vivere il Vangelo è nata anche per me una chiamata nel sentiero tracciato da Dio che è divenuto per tanti una “via di santificazione” grazie anche all’approvazione degli Statuti di diritto pontificio nel 2010.
Oggi celebro 10 anni di sacerdozio. Ho provato a fare due calcoli. Si tratta di 120 mesi, oppure 521 settimane, oppure 3.653 giorni, oppure 87.680 ore, oppure 5.260.840 minuti, oppure 315.650.418 secondi.
Rimpianti? Solo uno: non aver utilizzato ogni singolo secondo dei 315.650.418 a mia disposizione per amare con tutto il cuore e tutto me stesso sprecandone troppi. Ridirei sempre quel sì alla chiamata a questo Carisma così come al sacerdozio con uno slancio di amore e gioia che oggi sento cresciuto, maturato, rafforzato proprio grazie anche alle cadute, fatiche, crisi, difficoltà che ogni vita sperimenta.
“Infatti la nostra vita in questo pellegrinaggio non può essere esente da prove e il nostro processo si compie attraverso la tentazione. Nessuno può conoscere se stesso, se non è tentato, né può essere coronato senza aver vinto, né può vincere senza combattere; ma il combattimento suppone un nemico, una prova.” (Sant’Agostino).
Ogni vocazione – qualunque essa sia come chiamata in un’Opera di Dio e in uno specifico stato di vita – ha delle grandi gioie e delle difficoltà da vivere e affrontare. Ogni vocazione è all’amore. Ogni vocazione è per la santità, ovvero la piena realizzazione della persona, umana e spirituale, in quel progetto di Dio unico per ciascuno là dove ci ha chiamato. Proprio come spesso scrive Chiara Amirante: “Ogni nostro progettino è nulla in confronto a ciò che Dio ha pensato per ciascuno di noi fin dall’eternità!”. Ogni vocazione non si realizza da soli ma in comunione. Siamo stati creati da Colui che è Amore e ci realizziamo in pienezza solo amando come ha amato Lui, ma siamo anche stati creati maschio e femmina, uomo e donna, a immagine e somiglianza di un Dio Trinità che è perfetta comunione feconda. Indifferentemente dallo stato di vita, celibe o nel matrimonio, siamo chiamati a generare vita divina e a santificarci insieme agli altri, mai da soli. Oggi devo dire tanti grazie a Dio: per la sua chiamata, per la sua Misericordia, per il suo Amore, per tutte le persone che mi ha messo accanto dalla famiglia, mamma Mara e papà Sergio, Michele, Chiara, Serena, nonni e zii, parenti e amici e compagni di viaggio e di cammino, sacerdoti e consacrati e sposi esempio e sostegno, fratelli e sorelle di comunità con cui cammino tutt’ora nuovi e di vecchia data, formatori ed educatori, in modo speciale il Vescovo Boccaccio e Chiara Amirante, ma ognuno e ciascuno perché tutti in modo diverso ed unico ha contribuito ed è stato voluto da Dio nel mio percorso perché potessi crescere e camminare da discepolo insieme a tutti voi. I grazie sono troppi e hanno volti, nomi, storie, momenti, attimi… Restano nel cuore oggi e per l’eternità.
Pertanto oggi concludo con questo grazie dal cuore verso il Cielo e il proposito di chiedermi ogni mattina:
Vi lascio con queste parole che amo tantissimo e sono una perfetta sintesi di quanto ho dentro. Un saluto a tutti dalla Cittadella Cielo di Frosinone dove vi aspettiamo per i prossimi appuntamenti di gioia insieme.
“Tardi ti ho amato, o bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato! Ed ecco che tu eri dentro e io fuori, e lì cercavo. Deforme come ero, mi gettavo su queste cose belle che hai creato. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, che non esisterebbero se non fossero in te. Mi hai chiamato, hai gridato, e hai vinto la mia sordità. Hai mandato bagliori, hai brillato, e hai dissipato la mia cecità. Hai diffuso la tua fragranza, io l’ho respirata, e ora anelo a te. Ti ho assaporato, e ho fame e sete. Mi hai toccato, e aspiro ardentemente alla tua pace”. (Sant’Agostino)