Questi giorni tutti siamo stati travolti da notizie sconcertanti e da un dolore incredibile che fa smarrire i nostri cuori. Ho faticano a riordinare i pensieri perché le notizie ricevute e alcune dirette testimonianze lasciano smarriti. La notizia di possibili sopravvissuti nella valanga che ha travolto l’Hotel Rigopiano ha riacceso speranza in tutti. Nonostante le operazioni tecniche di ricerca e quelle di soccorso siano complicate e molto rischiose, tutti ci siamo lasciati coinvolgere da sentimenti positivi. Così lo smarrimento, il dolore, la paura, l’angoscia, si mischiano a sentimenti di gioia, di speranza, di vita.
E’ davvero assurdo quanto accaduto. Eppure sono i fatti di cronaca ad imporsi come reali. Non è fiction. Non è un reality pilotato. E’ la realtà. E’ la morte. E’ la vita. Siamo noi.
Ci sentiamo forti. Ci sentiamo grandi. Ci sentiamo potenti. Capaci di decidere del domani finché non ci rendiamo conto che potrebbe esserci scippato all’improvviso. Capaci di costruire come vogliamo e di disporre di ciò che esiste dominando tutto, finché la natura non traccia i suoi confini e ci presenta strani conti a cui non sappiamo dare spiegazioni.
Quanto è vero il Vangelo quando ci ricorda verità essenziali ed esistenziali: “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora” (Matteo 25,13).
In questo mondo sempre di corsa e affannato. In questo rumoroso e distratto fare che ingolfa il cuore. In questo puntare a vette dorate che si rivelano vuote e fatue.
In questo nostro esistere ed esserci rispetto ad altri, forse per onorare chi ha perso la vita non basta un post nei nostri social, ma dobbiamo porci in modo diverso dinnanzi alla morte dando valore a ciò che siamo. Il terremoto o la valanga e il freddo e il gelo di questi giorni che hanno ferito e colpito tragicamente tanti, in realtà sono per tutti occasione per riflettere e cambiare.
Non ci rendiamo conto ma siamo spesso con ceppi e catene che ci tengono schiavi nell’illusione di una finta libertà che pensiamo sia il fare tutto ciò che vogliamo in assoluto e che avremo sempre il tempo per… Invece il tempo scorre e non è infinito. Almeno non per noi. Sarà eterno. Ma non ora.
Forse, come negli Atti degli Apostoli 16,26, questi terremoti possono liberarci dal carcere di un vivere superficiale e vuoto spezzando ciò che ci impedisce di vivere davvero: “D’improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti“. Forse certi schiaffoni ci devono riportare a riconoscere chi siamo davvero e cosa vogliamo essere partendo dal riconoscere chi Egli è. Così come accadde al centurione sotto la Croce: “Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: Davvero costui era Figlio di Dio!” (Matteo 27,54).