“Ascoltando la testimonianza di Lucia e guardando la luce che traspariva dai suoi occhi, ho capito che quella ragazza aveva trovato quello che io cercavo da sempre”. Così Tommaso ci racconta l’esperienza che gli ha cambiato la vita.
La mia è la storia di un adolescente che nella fase della ribellione ha cercato, fuori dalla famiglia, quello di cui il suo cuore aveva bisogno. Infatti, ho cominciato a frequentare la strada, il quartiere in cui vivevo e ad inserirmi in gruppi di ragazzi più grandi di me. Per poter essere accettato e far parte del gruppo, ho dovuto imparare ad imitarli. E così il passo alle sostanze è stato rapido: quando ho cominciato ad usare le droghe mi sembrava di aver scoperto la polverina magica, quella che risolveva ogni problema che mi portavo dentro.
Avevo 11-12 anni, ero molto piccolo. Devo dire che la mia tossicodipendenza non è stata quella di un ragazzo di strada perché io vengo da Capri, un posto dove si vive di immagine.
Il lavoro fortunatamente c’era, anzi, tanti input che mi arrivavano dal mondo attorno a me si potevano riassumere così: “Se tu vuoi essere felice devi avere un buon lavoro!”.
Quindi ho lavorato in uno dei migliori ristoranti di Capri, ho girato il mondo, ho lavorato nei ristoranti di New York e ho vissuto in Brasile, insomma: ho vissuto tante esperienze. Io pensavo di essere una persona realizzata nella vita ma non mi rendevo per nulla conto di quello che l’eroina stava facendo dentro di me.
All’inizio la sostanza mi dava un sacco di forza, mi faceva sentire un dio, mi faceva sentire forte, non mi faceva avere paura di stare al centro dell’attenzione, anzi, mi sembrava che tutto ciò che io facessi mi riuscisse meglio attraverso la sostanza.
Il prezzo che ho pagato è che, però, ad un certo punto ho cominciato a sperimentare la morte dentro perché la sostanza era diventata il centro della mia vita, la mia compagna, il mio tutto.
Piano piano ho cominciato a perdere i valori della vita, della famiglia e dell’amicizia e ho cominciato ad usare tutto il mondo attorno a me per un unico obiettivo: quello di arrivare alla sostanza, alla dose.
Inevitabilmente, ad un certo punto, ho perso il lavoro e ho cominciato piano piano a fare vita di strada.
Tante volte mi sono trovato a Secondigliano sotto quelle case con centinaia di ragazzi a drogarmi dalla mattina alla sera, c’erano ragazzi che affianco a me andavano in overdose e io ridevo, mi chiedevo quando sarebbe toccato anche a me.
La desideravo la morte perché per me era la liberazione. Fortunatamente Dio non ha voluto questo.
Nel 2009, nel momento più brutto della mia vita; quando veramente ormai non ce la facevo più a vivere, mia mamma mi propone di accompagnarla a fare un pellegrinaggio a Medjugorie.
Più che accompagnarla io, era mia mamma ad accompagnare me! Ho fatto un’ esperienza pazzesca perché mi sono trovato di fronte alla statua di Maria Regina della pace e istintivamente mi sono buttato a terra in ginocchio e ho gridato con tutta la forza e la rabbia che c’era dentro me, rabbia per una vita che non avevo capito e che fondamentalmente non avevo mai vissuto.
In quel momento Dio si è manifestato con tutta la sua forza e ho sperimentato l’amore in modo pazzesco.
Tutto d’un tratto ho fatto una esperienza di un Padre e di una Madre che mi abbracciavano e mi dicevano che mi amavano. Ho sentito di essere prezioso agli occhi di Dio e che valevo veramente.
Successivamente ho incontrato una persona che mi ha suggerito di guardare in tivù alcuni ragazzi di una comunità che offrivano le loro testimonianze.
In particolare mi ha colpito la storia dolorosa di Lucia che ha perso contemporaneamente un bambino e sua mamma. Il modo gioioso e la voglia di vita con cui raccontava queste vicende, faceva trasparire una luce negli occhi che mi ha completamente trasfigurato.
Ho provato le stesse sensazioni di quell’abbraccio di Padre che mi diceva che mi amava e ho compreso che quella ragazza aveva trovato quello che io da sempre cercavo.
Nuovi Orizzonti è stata la risposta di Dio al mio grido di disperazione e la via di salvezza che Dio mi ha donato. Lì ho sin da subito sperimentato cosa significhi sentirmi amato così come sono.
In comunità ho conosciuto Laura, che si trovava lì per fare un anno di volontariato e che ora è mia moglie. Abbiamo uno splendido bambino.
Oggi sono responsabile della comunità di Piglio e questo è il dono più bello che Dio mi ha fatto:
vedere la risurrezione di tanti ragazzi che, come me, fanno un’esperienza d’amore che ti cambia la vita!