Ci sono articoli che nascono da fatti attuali, momenti da raccontare, situazioni da descrivere, analizzare. Altri che partono da lontano, ma che hanno immediatamente una tale forza da proiettarsi nel presente e nel futuro.
“Dobbiamo fare delle interviste alle persone che c’erano quando è nato Nuovi Orizzonti.” La voce di Natalina mi arrivava simpatica. Mi sembrava di vederla sorridere mentre l’ascoltavo. Una carica da adolescente. Una forza e una decisione da non sottovalutare. “Cosa dobbiamo fare?”. “Lo vuole Chiara”. La parola chiave venne immediatamente fuori. “Sì, delle interviste ai protagonisti di chi c’era quando, nei primi tempi, iniziava a prendere forma Nuovi Orizzonti”. “Cioè?”. “25 anni fa”. Proseguì’. “Chiara vuole che le interviste le fai tu!” Una domanda, la mia, di cui sapevo già la risposta: “Sei sicura?”
Era il mese di giugno. Due settimane dopo… “Non riusciamo a partire. Problemi logistici con le persone da intervistare” Bisognava andare in diversi centri di Nuovi Orizzonti. Non era facile coordinarsi. Problemi di mezzi tecnici: telecamere e operatori. Tutto rimandato. Mi chiesi se mai quell’idea di Chiara – le testimonianze di chi c‘era 25 anni fa, le loro storie da registrare – si sarebbe mai concretizzata.
E, invece… “Se puoi partiamo domenica”. Stavolta fu Emanuele Rainaldi a chiamarmi. Era settembre. Qualche giorno prima che le attività di Nuovi Orizzonti iniziassero a pieno regime. Una specie di grande frullatore che cominciava a girare. Della serie, adesso o mai più.
“Mi dai un po’ di informazioni in più?”. La mia domanda a Natalina appena partiti da Frosinone con Emanuele. Davanti a noi circa 700 chilometri, visto che la destinazione era la comunità di Trento. Domenica 16 settembre, ore 9 del mattino. “Nel pomeriggio abbiamo la prima intervista a Elena Spada che viene da Venezia. Poi, lunedì mattina dobbiamo sentire Alessandra Cipollone…, Loredana Seno…, Silvia Piasentini e Giulio Scrocca… Prima di partire per Montevarchi dove dobbiamo intervistare Luciano…, Cinzia…”. “Stai scherzando vero?”. “Mercoledì torniamo a Roma. Le altre interviste le faremo in seguito. Don Tonino e Sandra li hanno già intervistati quando sono stati in Brasile.”
Avrei voluto fare un mare di domande. C’era qualcosa che mi sfuggiva e che non capivo. Continuavo a ripetermi e ripensare a quella mia domanda a Chiara circa una decina di anni prima a pranzo: “Ma, che cos’è Nuovi Orizzonti?”. Un sorriso della fondatrice come risposta alla mia domanda.
Emanuele e Natalina erano due splendidi compagni di viaggio e gli argomenti di cui parlare non mancavano di certo. Ma quello non era un viaggio normale. Era qualcosa di molto, molto di più…
“Chi era Elena Spada 25 anni fa?…” Iniziava così la prima intervista. La guardavo cercando di mettere in ordine le domanda da fare. Una donna che aveva iniziato a raccontare la sua storia di ragazza… Un bel viso. Una mamma. Un matrimonio. Una forza nel credere. Emanuele dietro la telecamera . Natalina di lato, accanto a me. Negli occhi di Elena i primi anni… Chi gli aveva aperto la porta appena arrivata. Si era sentita chiamata. Non aveva potuto farne a meno. Lasciare ogni cosa e partire. Un’avventura? No, il vivere la fede. Aiutare gli altri senza tanti perché. Seduta in quell’antico monastero davanti a noi il tempo si era come dilatato. Ci aveva fatto compiere un viaggio all’indietro sopra la realtà di Nuovi Orizzonti. Tante risposte, non alle domande fatte, ma ai tanti pensieri silenziosi, alle riflessioni più profonde. Era solo la prima intervista, ma qualcosa aveva già iniziato a prendere forma. “Che cosa ti manca di più di Nuovi Orizzontidi 25 anni fa?” Sorride Elena. Torna indietro per un istante. In quell’istante ho l’impressione che Elena vorrebbe dire tutto. Semplicemente ogni cosa: i colloqui, le frasi, la stanchezza, la pienezza di vivere ogni momento con ragazzi e ragazze che non voleva nessuno; gli ultimi della terra che diventano importanti, la fede fatta sì di preghiera ma anche di ascolto e accoglienza. Al termine dell’intervista cerco un qualcosa che sa di approvazione nello sguardo di Natalina e Emanuele. Non c’è tempo. I protagonisti di chi c’era 25 anni fa hanno iniziato il loro cammino a ritroso. Un fiume in piena sulla scia dei ricordi ha iniziato con forza a scorrere.
Alessandra è la responsabile della realtà di Trento. Ha in sé la forza del fare, la concretezza del realizzare. Sposata con Mirko. Tre figli. Una responsabilità che porta avanti oggi con determinazione. Il suo è stato un lungo cammino di avvicinamento. Cercato. Ha detto un sì…
“Ricordo la prima volta che sono andata alla stazione Termini di Roma, con Chiara che si è avvicinata ad un gruppo di ragazzi e ragazze che dormivano per terra e li ha semplicemente ascoltati.”
Prosegue. “Eravamo in tanti a Piglio, faceva un freddo terribile, c’era…” Ricordi che riprendono forma che non sono mai stati dimenticati; sarebbe stato impossibile per lei. Si lascia andare ai ricordi. Sembra ieri. Oltre un’ora di intervista che vola via. Al termine sembra riprendersi. “Allora si cena alle 20, stasera cucina Mirko.”
Silvia è forse la persona che conosco di più di quelle che dobbiamo intervistare. Una delle prime che ho conosciuto a Nuovi Orizzonti. Quando conobbi per la prima volta Chiara a Piglio lei era lì. Di Padova. Ora sposata con Filippo, due figli. Lavora a Telepace. Mi sento tranquillo. Ho davanti, mi dico, una collega, un’addetta ai lavori. Invece. Inizia. “Quando sono andata in Brasile con i volontari cattolici, ad un certo momento mi sono trovata davanti gli occhi di un bambino delle favelas.” Si ferma nel parlare. Poi riprende. “In quel momento la mia vita è cambiata.” E la sua esistenza cambia davvero. Non si sposa più. Lascia la famiglia. “Prima di partire mio padre mi dice: «Ricordati che sul campanello di casa c’è il tuo cognome. La porta sarà sempre aperta».” A Piglio trova una nuova famiglia fatta… “Non dimenticherò mai gli occhi di quel bambino.”
Loredana è stata una delle primissime persone che sono state accanto a Chiara fin dall’inizio, quando Nuovi Orizzonti ancora non esisteva. Responsabile della realtà di Levico, vicino Trento, con suo marito Giulio. Parla di qualcosa di straordinario. Come la realtà che vediamo oggi ha iniziato a prendere forma 25 anni fa. Memoria storica. Sempre accanto a Chiara. L’ascoltiamo semplicemente catturati con la voglia di capire, sapere, comprendere.
“Quel giorno abbiamo pregato tanto, veramente tanto, non so come spiegarlo; ho sentito come un fuoco dentro di me. Una forza. Non posso dimenticarlo. È come se rivivessi quel momento anche adesso. Quel fuoco è stato ben presente in tutti questi anni.”
Loredana parla con una semplicità sconvolgente, per questo le sue parole sono così vere. La nascita di Nuovi Orizzonti prima di Trigoria, di Piglio. Cittadella di Frosinone era ben lontana dall’essere costruita, eppure il racconto di Loredana ci consegna alcune delle risposte alle tante domande… “Ricordo bene, come fosse oggi, quel fuoco dentro di me.”
Giulio arriva sorridente. Romano. Appartiene a quelle persone che ti mettono di buon umore appena lo incontri. Eppure Giulio ha conosciuto l’inferno della droga. A 20 anni la sua vita non esisteva più. Carcere dipendenza. Ha passato giorni e giorni a Piglio trovando la forza nel resiste a non “farsi” accanto a volontari e ragazzi che cercavano di uscire da quell’inferno. “Avevo rubato ancora una volta. Ma, stranamente un carabiniere che non scorderò mai, invece di arrestarmi mi portò in una chiesa. Pregammo insieme. Alcuni giorni dopo mi portò nella comunità d Piglio.” La sua voce acquista forza quando afferma:
“Dobbiamo accogliere tutti, nessuno escluso, l’abbiamo fatto fin dall’inizio, dobbiamo continuare a farlo. Nessuno escluso. Gli ultimi della terra. Tutti sono nostri fratelli. Quelli che nessuno vuole aiutare!”
Così parla Giulio.
Sono interviste di più di un’ora. Non sarebbe giusto raccontarle per intero qui; memoria storica che forse vedrà la luce in un nuovo progetto. Sembra un grande film di quelli con la scritta finale: “Tratto da una storia vera”. Sento però che le storie che abbiamo ascoltato non è possibile racchiuderle soltanto in interviste o libri. Sono qualcosa di più.
Quel torrente fatto di fede, forza, fuoco, preghiera, vita, umanità, carisma continua a scorrere nella vita delle persone, uomini e donne che abbiamo appena ascoltato.
La loro voce è ancora ben presente mentre lasciamo la comunità di Trento per andare a Montevarchi. Lì ci aspettano Luciano e Cinzia. La loro vita con Nuovi Orizzonti.
Luciano è uno degli operatori della comunità vicino Firenze. A vederlo adesso, determinato, alto, autorevole. Sembra impossibile immaginarlo con un passato devastante da tossico. Ora è sposato. Papa di tre figli. La voce è forte, di quelle che sembra non ammettere repliche. Eppure ha una umanità di chi ha dovuto lottare per…
“Sono entrato a Nuovi Orizzonti non rendendomi conto di neanche cosa stava accadendo, però mi sono sentito subito accolto, compreso. C’era sempre qualcuno con cui parlare e che ti ascoltava. Certo, non tutto era organizzato al meglio.”
Sorride. “Però ricordo quei primi momenti di tanti anni fa come istanti in cui sentivo che con la preghiera ogni cosa diventava possibile. La provvidenza, poi…” È bello il raccontare di Luciano, è piacevole stare ad ascoltare quel suo vocione…
L’intervista con Cinzia, la responsabile di Montevarchi ormai da diversi anni, è ultima da realizzare. Telecamera pronta. Luci, cavalletto. Cuffie, microfono. Natalina accanto a me. Emanuele dietro la telecamera instancabile. Minuti che precedono l’intervista. Sono un addetto ai lavori. Ho lavorato per oltre 35 anni in televisione alla Rai. Conosco il mio lavoro. Forse oggi in pensione. Ma la voglia di essere giornalista, dirigente o meno, te la porti sempre dietro. Chiara, don Davide sono andati nelle trasmissioni che dirigevo a parlare di Nuovi Orizzonti. Testimonianze, dirette. Trasmissioni sul Brasile, adozioni a distanza. Eppure adesso, mentre Cinzia si siede e si prepara a rispondere alle domande, è tutto diverso. Mi sembra che ritorni la domanda: “Che cosa è Nuovi Orizzonti?” Non c’è tempo per la risposta. Guardo gli occhi chiari di Cinzia e inizia l’ultima intervista.
“Chi era Cinzia 25 anni fa? Una ragazza piena di problemi. Una relazione sbagliata. Ero iscritta all’università… Sì, piangevo molto.” Cinzia adesso è sposata e mamma di due bambini. Ma, adesso ci racconta la sua entrata per la prima volta a Piglio. Ci fa sorridere mentre ci racconta che Mietta, la mamma di Chiara, il primo incarico che gli diede fu quello di pulire i gabinetti. “Ero un po’ scioccata, ma lo feci.” Prosegue. “Tenni duro, ma rimasi.” E, ancora.
“Mai mi sarei aspettata di finire anni dopo a Montevarchi, in una comunità di decine di ragazzi come responsabile e unica donna. Eppure dopo il primo anno durissimo sono rimasta. Ed eccomi qui.”
Ci guarda e sorride. “Incredibile vero?” Replico: “Chi è Gesù per te?”. “È la persona con cui parlare, chiedere consiglio.” L’importanza del pregare. “La cosa che mi manca di più? La presenza di Chiara, il parlare con lei. E, poi… l’ascolto.” Non perdo una parola. Mi sembra di aver fatto nell’ultimo periodo una lunga camminata nel deserto. Prima di essere giunto fin qui. Per ascoltare la vita e la fede di chi c’era 25 anni fa a Nuovi Orizzonti. Rispondere sì ad una chiamata. Il prendere ed andare al servizio dei fratelli.
“Se da quella porta adesso entrasse la Cinzia di 25 anni fa…” L’ultima domanda. Al termine prima di ripartire. “La Cinzia di oggi che cosa gli direbbe?” “Gli direi un’unica parola: coraggio!”