La bambina che è in me – L’esperienza di Tina nel progetto Europeo “Youth Inclusion”

Quest’anno, nella nostra Cittadella Cielo di Frosinone, si è svolto il progetto “Youth Inclusion” del programma European Solidarity Corps con l’obiettivo di favorire, a breve termine, la crescita personale di giovani volontari e minori in difficoltà. Abbiamo accompagnato Marco e Tina in questo percorso nonostante le difficoltà dovute alla pandemia Covid-19. Vogliamo condividervi il racconto dell’esperienza che ci ha fatto Tina…

Progetto europeo "Youth Inclusion" - Nuovi Orizzonti

Sono Tina, ho 30 anni e il 25/06/2019 è iniziato il mio percorso nel Progetto Youth Inclusion” del Corpo Europeo di Solidarietà, svoltosi presso la sede centrale dell’Associazione Insieme Verso Nuovi Orizzonti, la “Cittadella Cielo” di Frosinone.

L’obiettivo del progetto è stato quello di favorire, incrementare e creare, lì dove non ci fosse, l’integrazione dei giovani, in particolar modo dei bambini.

Le attività del progetto si sono svolte nel territorio di Frosinone e provincia presso le abitazioni di famiglie svantaggiate che vivono varie forme di povertà, in particolare la povertà economica. Dalla cui poi sfociano tante altre forme di povertà. Quelle più gravi che ho avuto modo di sperimentare sono la mancanza d’amore, la mancanza d’ascolto, la solitudine.

Il target principale del progetto sono stati bambini. A cui dovevo dare io qualcosa, ma in realtà, in itinere, ho scoperto che ho solo ricevuto.

Provengo personalmente da una famiglia molto povera a cui sono mancate tante cose. La povertà ti toglie l’essenziale, i beni primari, ma ciò che a me ha tolto maggiormente è la speranza e i sogni. Per anni mi sono messa un’etichetta addosso: sono povera e non potrò mai raggiungere i miei sogni.

Attraverso l’attività con i bambini destinati al progetto “Youth Inclusion” ho visto rinascere giorno dopo giorno dentro di me di nuovo la possibilità e soprattutto il diritto di sognare e credere nei miei sogni.

Mi ha profondamente colpita l’incontro di un bambino con il papà detenuto. Penso che sia stato uno degli incontri più commoventi a cui io abbia mai assistito.

Tra le attività del progetto c’era anche l’animazione dei bambini, figli di detenuti, che andavano presso la casa circondariale di Frosinone.

Di esperienza nel carcere, ne ho fatte tante, soprattutto per quanto riguarda la mia formazione accademica.  E’ al dire il vero ho sempre lottato e confermato l’ideologia di Cesare Beccaria: il recupero del reo.

Tuttavia quello per cui ho sempre lottato è stato, in primis, la tutela e il diritto di ogni bambino ad avere una famiglia. Un genitore detenuto toglie in automatico la libertà anche al proprio figlio. I bambini sono vulnerabili e portare un bambino in un carcere è sempre un’esperienza traumatica e stressante, per cui dentro di me ho sempre pensato, che un bambino deve togliere il diritto al genitore di continuare a vederlo; come il genitore ha tolto a lui la possibilità, il diritto di avere una famiglia. Vivevo quasi di ripicca. Anche perché mio padre, anche se non è stato in carcere, ha vissuto un altra forma di carcere, che a me ha tolto tanto.

Lo sguardo, la gioia, l’euforia di questo bambino in particolare, ma di tutti gli altri bambini che aspettavano davanti al cancello della casa circondariale di Frosinone, mi hanno sorpresa. Davanti a quel cancello nessun bambino si sentiva privato di qualcosa…

ho notato che erano impazienti per rivedere i loro papà, i loro “eroi”.

Appena si aprono i cancelli, vedo che questo bambino lascia la mano della madre e corre, corre senza vedere sbarre, guardie, buio, corre solo verso una direzione: le braccia del padre. Corre incontro al padre, gli salta addosso, si aggrappa al suo collo, lo riempie di baci e gli pone un regalo tra le mani, un disegno fatto da lui, dicendogli: questo è per te.

Questo bambino per due ore non è andato nemmeno in bagno, nemmeno giocava con gli altri bambini, per godersi l’intero tempo con il suo papà.

Negli occhi del bambino ho visto una cosa che a me mancava: l’amore, l’amore incondizionato, che è capace di perdonare.

L’amore e la fiducia di quel bambino hanno annientato ogni sbarra, ogni prigione… mi ha insegnato che l’amore genera fiducia e che la fiducia genera il perdono e che il perdono porta ad un pieno e totale recupero del reo. Dentro di me si sono aperte le sbarre di un carcere che avevo dentro da molti anni: la rabbia e il non perdono. Attraverso quel bambino ho dato a me stessa, alla mia bambina interiore la possibilità di credere di nuovo, la possibilità ad avere una famiglia. Perché nessuna chiusura può essere peggiore rispetto a quella interiore. Ho capito così che la vera detenuta ero io, che avevo il cuore chiuso.

 

L’incontro con le famiglie povere, presso la Cittadella Cielo di Frosinone, è stato per me un altro regalo. Ancora una volta pensavo di dover dare qualcosa di me, quanto in realtà ho solo ricevuto qualcosa dagli altri.

L’iniziativa “Enjoy your meal”, consisteva nel preparare un momento di festa, un momento di pranzo per i poveri, presso la Cittadella Cielo.

Mentre immaginavo di dover preparare il pacco alimentare per i poveri, ho capito che la vera povera ero io e che ci sono tante altre forme di povertà, anche peggiori rispetto a quella economica.

Appena è iniziato il pranzo di festa, ho subito notato una cosa dai bambini. Non si vedeva chi era il bambino povero e chi era il bambino proveniente dalla famiglia “aiutante” ( famiglie che sostengono quelle povere). I bambini hanno fatto subito amicizia tra di loro e si sono messi a giocare e a fare festa insieme. I bambini non mettono etichette, nel mondo dei bambini non c’è: io sono ricco, tu sei povero, io ho i soldi e tu non li hai, io sono italiano e tu sei straniero etc..

L'esperienza di Tina nel progetto europeo "Youth inclusion" - Nuovi Orizzonti

Nel mondo dei bambini c’è NOI. Nel mondo dei bambini c’è TU SEI OK.

Le famiglie povere erano di nazionalità italiana e altre di altre nazionalità, ma questo tra i bambini è stato completamente annientato.

La povertà più grande tuttavia è il giudizio, la povertà più grande sono le barriere che le persone mettono.

Mentre questi bambini mi hanno fatto capire che la diversità non è un pericolo, bensì un punto di forza.

Attraverso i bambini, coinvolti nel progetto e i bambini delle famiglie dell’Associazione ho ricevuto un dono: dare vita, fare spazio alla mia bambina interiore. Ogni volta che ho preso in braccio un bambino, l’ho fatto anche con me stessa, tutte le volte che ho giocato con un bambino, ho dato il permesso a me stessa di giocare, di riprendermi un’ infanzia negata. Ogni singolo sorriso ricevuto è stato carezza alla mia bambina interiore, intrappolata oramai da troppi anni in un’armatura, l’armatura della resiliente, l’armatura della forte.

Attraverso i bambini è rifiorita anche la mia maternità. Anni fa a causa di un male, ho perso un bambino, questa cosa mi ha profondamente ferita e così mi sono sempre autoconvinta che non sarei mai potuta essere madre, invece stando con i bambini ho imparato a essere madre, prima di me stessa e poi di tanti altri.

Ho scelto di aderire al progetto per ampliare le mie conoscenze e abilità nel campo dell’infanzia e per crescere nella mia futura professione di assistente sociale. Ho scelto di aderire al progetto per sostenere, aiutare, accompagnare tanti bambini.

Al termine del progetto posso dire che non solo sono cresciuta in ambito professionale e sociale, ma sono diventata più ricca: d’amore, di speranza, di fiducia.

Concetta Petrillo