È passato un anno in cui la pandemia ha stravolto le nostre vite e con nostre intendo quelle dell’umanità intera. Un anno duro in cui abbiamo dovuto più volte adattarci e riadattarci per salvaguardare la nostra salute fisica e psicologica.
Noi, sempre in uscita per incontrare l’altro nelle favelas, in strada, alle periferie esistenziali di questa terra così segnata dalla povertà e dal dolore, ci siamo dovuti confinare nelle nostre cittadelle, con il rischio di lasciarci sopraffare da una situazione che qui in Brasile è fuori controllo.
Mi ricordo che all’inizio non sapevamo cosa fare, eravamo bloccati dalla morsa della paura. Una montagna russa di stati di animo fra momenti di speranza e altri di disperazione, con un senso di insicurezza che sovrastava tutto e la tentazione di non fare niente, di entrare in una specie di letargo aspettando che i luminari della scienza trovassero una via di liberazione per tutti. Guardavamo i nostri bambini, già tanto provati dalla vita, perdere ogni forma di normalità come l’andare a scuola, partecipare alle varie attività del doposcuola, stare con i propri compagni di classe, fare gite.
E loro, i bambini, guardavano noi, per essere rassicurati, per comprendere…
Così, soprattutto per loro, abbiamo imparato ad affrontare le nostre paure, imparato a convivere con il sentimento dell’impotenza per le nostre famiglie lontane, accettato la nostra vulnerabilità, per continuare ad essere, ancora una volta, una RISPOSTA per loro.
Abbiamo dato spazio alla fantasia e con i nostri bimbi abbiamo costruito case di legno in mezzo al bosco, organizzato interminabili caccie al tesoro, tornei di calcio e pallavolo, realizzato spettacolini, picnic e bagni al lago! E la scuola? Ci siamo attrezzati anche per questo!
Per garantire la loro partecipazione alla DAD, l’oramai famosa didattica a distanza, abbiamo comprato nuovi computer, cambiato la rete internet, allestito nuove postazioni.
Non è stato facile perché i nostri 20 bambini hanno età differenti, frequentano classi e scuole diverse, e la maggior parte di loro non sa ancora scrivere e leggere e ha bisogno di assistenza durante la lezione.. ma li abbiamo accompagnati in questa esperienza e finalmente oggi anche loro partecipano alla scuola in DAD!