In questi giorni il grido dai cieli dell’Europa ci ha spinto a partire e raggiungere Przemyśl, in Polonia, per portare aiuto, conforto, accoglienza, nei campi profughi al confine con l’Ucraina. Sono tante le cose che vorrei raccontarvi per fare memoria della follia della guerra. I centri commerciali sono stati riconvertiti in camerate piene di donne e bambini, donne dal volto segnato dall’esodo per fuggire dalla follia del fratello Caino e per portare in salvo i propri figli, lasciando alle spalle mariti, fratelli, figli.
Nei campi allestiti velocemente i ragazzi più piccoli giocano, sorridono e provano ad adattarsi ad uno scenario surreale. Ho visto migliaia di lettini a terra occupati da persone che sono in attesa di una destinazione, un luogo sicuro, un posto dove ricominciare.
Nei centri commerciali i manichini sono diventati persone in carne ed ossa mentre fuori le persone accecate dall’odio perdono la propria umanità e diventano manichini. Ho perso il respiro quando ho toccato con mano la sofferenza degli innocenti, in quelle grandi stanze ho visto l’orrore della follia umana, bellissimi bimbi passati dalla scuola alla strada, dal giocare sotto casa a mangiare un pasto veloce su una brandina.
Tra i tanti volti ricordo Lyuba che con nove figli ha passato il confine alla ricerca di un futuro per lei e per loro.
Ma c’è anche un grande arcobaleno di volontari da tutta Europa che dà il suo contributo in mille forme. La grande macchina della solidarietà si è messa in moto: ovunque arrivano, furgoni, pulmini, autobus, volontari per sostenere il fratello ucraino.
(Luciano Giammarino, responsabile centro di Montevarchi)