Ogni volta che ci accostiamo alla Sacra Scrittura verifichiamo come essa sia capace di parlare in maniera sempre attuale e profonda al cuore e all’intelligenza di chi legge o ascolta. Non è statica ma, come descrive bene la Lettera agli Ebrei “ è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (cfr Eb 4,12).
Questa freschezza strutturale, non comporta però, che essa possa essere soggetta ad adattamenti di comodo o ad interpretazioni arbitrarie. Gesù stesso ci ricorda “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.” (Mt 24,35) e altrove ammonisce “Sia il vostro parlare: «Sì, sì», «No, no»; il di più viene dal Maligno.” (Mt 5,37).
La Divina Parola è fonte principale della Fede che gli Apostoli hanno tramandata ai loro successori come un gioiello prezioso custodito nel sicuro scrigno che è la Chiesa. Fuori di questo scrigno questa perla rischia di perdersi o di frantumarsi.. E’ in questa logica che San Pietro ammonisce: “Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione” (2 Pt 1,20). Ogni riflessione teologica, deve perciò necessariamente muoversi nell’alveo della Scrittura, illuminata dal magistero senza mai deviare dal “depositum” che la tradizione e la fede della Chiesa ci trasmettono come verità certe.
Ho voluto riassumere un principio fondamentale della dottrina cattolica, quale necessaria premessa per una corretta lettura della recente esortazione post sinodale di Papa Francesco Amoris laetitia, presentata da molti mass media come un cambiamento radicale rispetto alla dottrina e la prassi della Chiesa sul matrimonio e la famiglia.
Va anzitutto precisato che questa esortazione apostolica costituisce un documento organico, da leggersi integralmente tenendo conto dello sviluppo generale del pensiero e, soprattutto senza estrapolare dal contesto singole espressioni. In altre parole la chiave per la corretta interpretazione di questo documento è sempre e comunque il costante insegnamento della Chiesa contenuto nei documenti dogmatici, nei Concili ecumenici e nel Catechismo. Ecco perché consiglio di accompagnare la lettura di questo testo con la (ri)lettura di quanto magistralmente e sinteticamente esposto in proposito dal Catechismo della Chiesa Cattolica (in particolare ai numeri 1601 – 1665 e 1393 – 1395)
La Amoris laetitia va perciò intesa come un approfondimento pastorale di una dottrina certa e non come un suo stravolgimento. E’ comunque evidente che Papa Francesco ha voluto evidenziare, anche qui un concetto ecclesiologico che gli è caro: la Chiesa è un “ospedale da campo” e non un tribunale… è una madre che, nel momento stesso in cui esprime chiaramente il suo insegnamento obiettivo, “non rinuncia al bene possibile, benché corra il rischio di sporcarsi con il fango della strada” ( cfr n. 308).
E’ fuori dubbio che la Chiesa, attenta ai segni dei tempi, debba incarnare sempre meglio nella sua prassi l’esempio di Cristo che non è venuto per i giusti ma per i peccatori (cfr Mc 2.17), e che lo Spirito Santo sparge il bene anche in mezzo alla fragilità. In questa logica la cura delle famiglie “irregolari” (sit venia verbo !) costituisce un dovere pastorale irrinunciabile e si peccherebbe di una grave omissione verso la carità il non preoccuparsi della sofferenza che queste situazioni comportano nell’anima di tanti fedeli, ma, allo stesso tempo si peccherebbe contro la verità , banalizzando la sacramentalità del matrimonio (e la Grazia ad esso connessa !), la sua unità e la sua indissolubilità .
Papa Francesco – e lo precisa bene al n. 300 – con la Amoris laetitia, non ha inteso sancire “una nuova normativa generale di tipo canonico applicabile a tutti i casi “ ma ha offerto “un nuovo incoraggiamento ad un responsabile discernimento personale e pastorale” che tenga conto della legge della gradualità secondo tappe di crescita senza trascendere nella gradualità della legge. (Cfr n. 295) ed evitando assolutamente di apparire fautore di una doppia morale.
Chi volesse trovare nella esortazione, delle norme precise, capaci di guidare la prassi pastorale verso le famiglie “irregolari” resterebbe assolutamente deluso. Confesso onestamente che questa scelta sarebbe stata molto più comoda, soprattutto per i sacerdoti a cui principalmente è demandato il compito di accompagnare con misericordia ed equilibrio questi fratelli senza tralignare verso uno degli opposti rischi: sminuire la verità della dottrina o chiudere la porta a chi umilmente bussa in cerca di perdono e redenzione. Questa voluta indeterminatezza responsabilizza in prima persona tutti coloro che debbono occuparsi di pastorale familiare, interpella la loro coscienza e la loro capacità di discernere con obiettività fatti e circostanze necessariamente complessi.
Applicare la Amoris laetitia esige quindi un grande equilibrio, che è frutto di una soda preparazione teologica e dottrinale e di un’altrettanto soda maturità spirituale.
In conclusione mi pare che papa Francesco abbia voluto ancora una volta, chiedere alla Chiesa di impegnarsi a realizzare in se stessa e nella sua prassi quanto il salmista afferma dei tempi messianici “«misericordia e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno» (Sal 81,11).
Un primo passo sarà quello di invocare l’aiuto dello Spirito Santo…un secondo quello di leggere in maniera approfondita e senza preconcetti l’ Amoris laetitia …
Buona lettura !