Sintesi dei dati sul disagio giovanile. La risposta di Nuovi Orizzonti. Nuove risposte per nuove sfide: la Spiritherapy.
Il grido: i dati del disagio giovanile in Italia
Li vediamo seduti ai banchi dei bar a bere un aperitivo tra amici, o fedeli ai loro punti di ritrovo a fumare una sigaretta per spezzare la noia e ci sembrano sicuri di sé, quasi inconsapevoli della catastrofe mondiale che li circonda. Il mondo è fuori ed è un talk show televisivo con le sue previsioni sulla fine della Pandemia e sui danni che produrrà al sistema globale, con le sue preoccupazioni circa la disoccupazione, le nuove soglie di povertà, i disastri ambientali, le sorti dei popoli del Sud del Mondo, le battaglie politiche tra destra e sinistra. Il loro mondo interiore fatto di cotte e primi amori, di musica da ascoltare da soli, con le cuffie, chiusi in una camera, di insofferenza per la scuola e voglia di indipendenza, di libertà, di leggerezza, di trasgressione, sembra non essere intaccato, sembra essere più forte e quasi indifferente a quanto sta capitando.
Eppure non c’è dubbio. Il mondo fuori è entrato come un cavallo di Troia nella loro vita. E i nuovi poveri oggi sono proprio loro: i giovani. Sempre di più. E sempre di più al disotto di quella fascia di età con cui definiamo la cosiddetta età adolescenziale. A dirlo sono i report di questi ultimi 10 anni e gli allarmi che vengono da più fronti. Su questo tema nel 2018 Nuovi Orizzonti ha pubblicato il libro “Il grido inascoltato. SOS giovani”, scritto dalla fondatrice Chiara Amirante, edizioni Orizzonti di Luce, che offre una panoramica estesa dei dati sul disagio giovanile e racconta l’esperienza vissuta da Nuovi Orizzonti in più di venticinque anni, per farsi risposta concreta a loro, i giovani, e al loro grido.
Eccoli in breve i dati che esprimono questo grido.
In Italia il disagio giovanile è in crescita esponenziale, come crescono i disturbi neuropsichici dell’età evolutivache in Italia colpiscono quasi 2 milioni di bambini e ragazzi (1.857.492), il 20% della popolazione infantile e adolescenziale tra 0 e 17 anni. Sono in aumento i disturbi del linguaggio, dell’apprendimento e dello spettro autistico, la disabilità intellettiva, l’epilessia, i disturbi neurologici, le malattie rare e dello sviluppo, i disturbi psichiatrici, la depressione e i conseguenti atti autolesivi e tentativi di suicidio. Basti pensare che in meno di dieci anni è raddoppiato il numero degli utenti seguiti nei servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Npia), con una prevalenza di accesso 4 volte superiore a quella dei servizi di salute mentale adulti e 8 volte superiore a quella dei servizi per le dipendenze patologiche.
Secondo la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Sinpia), la pandemia ha aggravato i processi già in atto, con i suoi lockdown ripetuti, le mancate relazioni sociali, l’arresto sostanziale dell’istruzione andando a colpire anzitutto loro, i bambini e i giovani, più fragili e vulnerabili.
Su questi dati concorda anche l’Unicef che in uno dei suoi ultimi rapporti. Secondo gli ultimi dati disponibili dell’Unicef più di 1,6 miliardi di bambini hanno perso parte della loro istruzione. L’interruzione della routine, dell’istruzione, delle attività ricreative, così come la preoccupazione per il reddito familiare e la salute, ha reso molti giovani spaventati, arrabbiati e preoccupati per il loro futuro. L’Unicef sottolinea come a livello mondiale, 1 adolescente su 7 presenta problemi di salute mentale. L’ansia e la depressione rappresentano il 40% dei disturbi diagnosticati.
Un’ulteriore conferma è il drammatico dato sui suicidi: sono la seconda causa di morte tra gli adolescenti europei: 3 giovani si tolgono la vita ogni giorno ed il Covid-19 ha accelerato questo preoccupante trend.
Il rapporto Caritas 2016 su “Povertà ed Esclusione sociale” rivela che la crisi del lavoro, che perdura da anni, ha penalizzato non solo gli adulti, ma soprattutto i giovani e giovanissimi. La mancanza di una prospettiva sicura sta derubando ai giovani la capacità di sognare e progettare. La mancanza di radici, di progettualità, di capacità di mettersi in gioco lasciano campo libero a molteplici problematiche di disagio sociale.
I dati Istat confermano e approfondiscono alcuni aspetti specifici di tale disagio. Tra i tanti dati analizzabili ce ne sono alcuni di maggiore rilievo che orientano le nostre scelte strategiche: in primis, la crescita del mercato della droga e delle attività illegali in Italia (traffico di stupefacenti, prostituzione e contrabbando di sigarette) evidenziato dai dati Istat 2017: nello specifico, il mercato della droga sale a 11,8 mld di euro pari al 75% delle attività illegali; l’ammontare di consumi di stupefacenti delle famiglie italiane si attesta a 14,3 mdl di euro. Ciò significa che più di 1 ragazzo su 4 fa uso di droga nel periodo scolastico.
Un altro aspetto fondamentale emerso da più osservatori e riscontrato anche da noi sull’intero territorio nazionale e nei Paesi in cui operiamo è l’aumento delle nuove dipendenze e l’aumento di rischio all’esposizione verso poli-dipendenze in età giovanile, e tra queste particolarmente significativa è la ludopatia. Questo trova conferma nei dati disponibili: la ludopatia sembra infatti coinvolgere circa 1 ragazzo su 3 tra gli studenti che frequentano le scuole superiori. In particolare negli istituti professionali le “nuove dipendenze” sembrano avere maggiore appiglio, rispetto a quanto rilevato nelle altre tipologie di istituti scolastici: gli studenti sono coinvolti maggiormente nel gioco con le slot machine ed i videopoker, sia tra i maschi (23,0%) sia, in misura minore, tra le femmine (10,1%).
Anche la Chiesa, da sempre attenta ai bisogni del mondo giovanile, ha posto i giovani al centro della propria riflessione nell’anno 2018 dedicando ad essi un intero Sinodo dei Vescovi. In tale contesto, Nuovi Orizzonti è stata chiamata a partecipare in modo attivo – forte della sua esperienza in prima linea – sia disponendo di una propria giovane rappresentante allo stesso Sinodo, sia cooperando con i diversi dicasteri della Santa Sede. Il tema dei giovani e della povertà educativa a cui il disagio giovanile è legato, sta particolarmente a cuore a Papa Francesco che il 15 ottobre 2020 ha chiesto a tutti di sottoscrivere un “Patto Educativo Globale” per rispondere alla “catastrofe educativa” in atto, aggravata dalla pandemia.
Per povertà educativa si intende la scarsa e inadeguata offerta di servizi e opportunità educative e formative che consentano ai minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. Se un giovane è privato del futuro e della capacità di sognare si aprono dei vuoti interiori che facilmente vengono colmati da risposte che anestetizzano il bisogno profondo di espressione di sé e di realizzazione del proprio progetto di vita. È molto forte infatti la correlazione tra povertà educativa e i cosiddetti NEET, ovvero quei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano percorsi di istruzione e formazione. Di fronte “ai circa dieci milioni di bambini che potrebbero essere costretti a lasciare la scuola a causa della crisi economica generata dal coronavirus, aumentando un divario educativo già̀ allarmante, con oltre 250 milioni di bambini in età̀ scolare esclusi da ogni attività̀ formativa”,
il Papa propone “un percorso integrale, in cui si va incontro a quelle situazioni di solitudine e di sfiducia verso il futuro che generano tra i giovani depressione, dipendenze, aggressività̀, odio verbale, fenomeni di bullismo”.
Nuovi Orizzonti e il disagio giovanile: nuove risposte per nuove sfide
Nuovi Orizzonti, da ormai 25 anni, cerca di essere una risposta concreta ai giovani vittime di disagio in diversi contesti culturali e ambienti sociali e ha individuato come propri punti di forza le azioni di prevenzione, sostegno, accompagnamento, accoglienza e formazione. Consapevoli che le sfide odierne sono complesse e multifattoriali operiamo in stretta sinergia con il territorio, con le istituzioni coinvolte, con associazioni e comunità in un prezioso lavoro di rete condividendo esperienze e competenze.
Sono i giovani i nuovi poveri a cui Nuovi Orizzonti vuole rispondere con percorsi che offrano loro un ascolto profondo e la creazione di un clima di fiducia capace nel tempo di aiutarli a costruire una sana stima di sé e dei propri mezzi, per renderli protagonisti della propria ricostruzione investendo sui loro talenti e scommettendo sul loro potenziale.
I centri di accoglienza per le dipendenze, i centri di ascolto, i centri di formazione al volontariato residenziali e non, che li vedono protagonisti, sono i luoghi in cui la risposta di nuovi orizzonti al disagio giovanile ha da sempre trovato concretezza.
Ma le richieste di aiuto e il numero di chi non chiede aiuto ma deve assolutamente essere raggiunto da una mano tesa, crescono e le risposte-proposte devono oggi poter essere veicolate anche dai nuovi mezzi di comunicazione, i nuovi “muretti” dove i ragazzi siedono per ritrovarsi e “trovarsi”.
Per questo oggi l’azione di aiuto e sostegno non può prescindere da essi.
Come dice Alex Zanotelli, missionario comboniano a Nairobi e icona delle Missioni nel Sud del Mondo, “la missione è sedere dove l’altro siede e lasciare che Dio avvenga”. Nuovi Orizzonti, oltre a presiedere nei centri di accoglienza aperti e nei centri di ascolto sempre attivi, è lì in missione, seduta dietro un terminale, con la consapevolezza che dall’altra parte, “persi” nella rete, ci sono migliaia di giovani che passano ore davanti allo schermo di un cellulare ed è diventato urgente raggiungerli. Se prima li cercavamo nelle strade, sui muretti, nelle stazioni delle città, nei pub e nelle discoteche, oggi, pur senza smettere di andare ancora lì, non possiamo tuttavia non raggiungerli anche là dove il disagio è confinato in quello che sembra il luogo più sicuro, nella loro casa, tra i loro affetti, in quella camera dove solo qualche anno prima una mamma o un papà venivano a rimboccare le coperte e a raccontare la favola della buonanotte, e ora si consuma il dramma di un’esistenza vuota e priva di senso.
La Spiritherapy è questa mano tesa, per tutti. E’ un percorso formativo, umano e spirituale, rivolto ai giovani (e non solo), che li rende abili a vivere liberi da condizionamenti in modo consapevole e responsabile, attraverso un graduale cammino di conoscenza di sé e guarigione del cuore accompagnato da tutor di riferimento.
Se prima questo percorso era confinato alle comunità, ai centri di riferimento di nuovi orizzonti e limitato dalla possibilità di poter partecipare ad un gruppo presente territorialmente nella propria zona, oggi è finalmente un percorso che nella versione online diventa accessibile a tutti, ma soprattutto che si avvale di strumenti che oramai sono diventati imprescindibili nella vita di un giovane: smartphone, tablet, laptop, PC. I contenuti della Spiritherapy sono a portata di mano in qualsiasi momento e su qualsiasi dispositivo e prevedono la partecipazione a dirette online, video, podcast audio, schede esercizi, ma soprattutto la possibilità di essere seguiti e accompagnati da un tutor di riferimento stabile attraverso gruppi di condivisione online.
La Spiritherapy è una proposta che ha effetti davvero incredibili sui giovani, anche quelli con storie drammatiche e devastanti.
Non abbassiamo la guardia! Le ferite che spezzano il cuore dei giovani sono spesso terribili e oggi i giovani hanno troppe offerte a basso costo, disponibili con un click, per anestetizzare il dolore. Ma il dolore non deve essere anestetizzato, piuttosto ascoltato, accolto, risolto.
I giovani spesso non hanno la possibilità economica di prendere in mano il loro dolore sottoponendosi ad anni di psicoterapia, e neanche la costanza o la volontà di farlo. Tuttavia hanno un disperato bisogno di essere aiutati a scoprire il loro potenziale e ad essere persone felici e realizzate. Per questo hanno bisogno di guarire le ferite del cuore, di liberarsi dalle tante abitudini non sane e radicate che continuano a far crescere quel terribile malessere che, poco alla volta, li imprigiona in un carcere mortale e di liberarsi degli stereotipi degli influencer che seguono, ma che non offrono loro vere risposte di senso al dolore che li abita.