Nicola Guarinoni, figlio di imprenditori veneti di successo, anche lui responsabile del settore, ad un certo punto della sua vita si perde dietro alle dipendenze e inizia una doppia vita che lo porta all’inferno più nero fino all’eroina e a perdere tutto. Perde il lavoro, perde la salute, perde gli amici, perde la fiducia di chi gli vuole bene e vuole aiutarlo. Si trova solo, pensando che l’unica cosa che gli sia rimasta sia la morte. Invece arriva la svolta della sua vita incontrando un sacerdote e poi la comunità Nuovi Orizzonti fondata da Chiara Amirante, dove entra e vive anni duri ma anche importanti per diventare l’uomo che oggi è. Nicola ha fatto prima il percorso pedagogico riabilitativo, più diverse esperienze di missioni in Brasile e in particolare in Bosnia Erzegovina, facendo parte della prima squadra che ha costruito le fondamenta dei Centri di Nuovi Orizzonti che oggi accolgono a Međugorje 60 mamme e bambini ucraini. Per anni è stato anche Responsabile del Centro in Bosnia ed oggi è felicemente sposato e con sua moglie e un’altra coppia gestiscono la Cittadella Cielo “Vena d’Oro” a Belluno, sempre della Comunità Nuovi Orizzonti.
Le sue parole su Facebook non possono non toccare il cuore.
30-gennaio 2003 – 30 gennaio 2023
“Venti anni fa entravo a Nuovi Orizzonti. Di seguito condivido brevemente la mia storia per contemplare e testimoniare le meraviglie che Lui ha operato nella mia vita e nella vita di tanti.
Nasco in un piccolo paese della provincia di Verona, una mamma, un papà e tre sorelle. L’ho sempre considerato un ambiente familiare positivo dove ho avuto la possibilità di crescere, essere accudito, sostenuto, amato, voluto. Tutte queste cose oggi riemergono anche se per un po’ di tempo le avevo sepolte. Facendo un excursus dentro la mia storia ricordo che nella famiglia c’era un modello educativo formato da tante regole e dietro le regole c’era la gratificazione se facevi il bravo e la punizione se combinavi qualcosa che non andava bene. Quello che mi è rimasto è che era come un rubinetto di amore che si apriva e chiudeva a seconda se facevo le cose perbene o se sbagliavo. Sbagliare è diventata una parola impronunciabile dentro casa…ti voglio bene solo se sei bravo, se fai le cose perbene. Sono stati subito tanti esami messi insieme da portare a termine ed erano sempre più grandi delle mie capacità, nello studio, nello sport e in altri ambiti. In realtà ero tanto timido, introverso, pieno di paure, incapace talvolta di esprimermi.
Alle medie e nei primi anni delle superiori ho subito atti di bullismo, non andavo a scuola volentieri, nonostante ciò mi impegnavo perché quel “ti vogliamo bene se porti a casa un bel voto” ormai faceva parte di me, e quando andavo a casa e mamma mi chiedeva “come è andata a scuola?” la risposta era sempre “bene!” ma bene non andava.
Gli anni passano, faccio la maturità, e inizio a lavorare nell’azienda di famiglia.
Dopo il servizio militare assieme ai miei amici, tutti di buona famiglia, con un titolo di studio e un lavoro, con molta superficialità ci siamo avvicinati all’alcool e alle sostanze aprendo le porte all’eroina. È iniziata la mia storia di tossicodipendenza, che è durata dieci anni, una storia atipica perché non ho mai perso un giorno di lavoro.. e per dieci anni quel “fai le cose fatte bene altrimenti non ti vogliamo bene” le ho riversate nel lavoro.
Ho cominciato così a mettere tutto l’impegno nel lavoro per riuscire, per non deludere le aspettative, per affermarmi e essere riconosciuto dagli altri, ma per vincere tutte le mie paure e insicurezze c’era sempre la sostanza, c’era e non mancava mai, una sostanza che all’inizio ho accolto come la pillola della felicità, che finalmente mi faceva respirare, mi faceva vivere ma che piano piano mi ha tolto tutto, mi ha rubato l’anima e mi ha fatto diventare quello che non avrei mai voluto diventare.
La coscienza si è addormentata, molto velocemente mi sono ammalato anche di mondo, l’usa e getta è entrato anche nelle relazioni…
Il lavoro continuava a darmi la certezza che le cose andavano bene ma lentamente mi sono consumato. Dopo dieci anni mi sono trovato a perdere i miei primi giorni di lavoro, pesavo 50 kili e alla mattina non riuscivo più a salire sui camion e fare tutto quello che erano i miei compiti. Stando a casa da lavorare fin da subito ho preso consapevolezza della realtà: non era vero che avevo trent’anni e che avevo fatto qualcosa di buono…la verità era che avevo trent’anni e stavo per morire…e lì mi sono spaventato, ma non sapevo cosa fare. Dopo qualche mese, tramite mia sorella incontro un sacerdote, don Bruno, che mi dice “Nicola, è vero che hai fatto delle scelte sbagliate nella vita che ti hanno allontanato dalla Vita ma sappi che anche per te c’è la possibilità di una redenzione”.
E da quel momento, forse all’apice della disperazione ho sentito dopo tanto tempo la speranza nel mio cuore che potevo farcela.
Il passaggio successivo con un altro sacerdote della comunità Nuovi Orizzonti che mi dice: “Nicola, perché non provi a riempire quel vuoto che senti dentro al tuo cuore, vedi quante cose che c’hai buttato dentro: l’alcool, la droga, il denaro, la sessualità disordinata…perché non provi a riempirlo incontrando Gesù nella tua vita”. Don Tonino ha avuto un grande coraggio a farmi questa proposta, che era la più assurda detta in quel momento a uno nelle mie condizioni ma dentro di me l’ho sentita come la più vera, realizzabile e alla mia portata…e ho detto il mio si. Dopo pochi giorni sono entrato in comunità ed è iniziato il mio percorso. Dopo la guarigione fisica lunga e dolorosa ho sentito che c’era bisogno di una guarigione più profonda del cuore. Ho avuto la fortuna molto indegnamente di iniziare e proseguire il mio percorso nel luogo più Santo della terra, a Medjugorje, dove sono arrivato nel 2003 e là dovevamo costruire un nuovo centro di accoglienza dalle fondamenta, quelle fondamenta che tanto mancavano nella mia vita ho cominciato a buttarle giù in quella casa con una nuova determinazione, era già qualcosa di nuovo l’impegno che mettevo nel lavoro…poi via via che la casa si alzava percepivo che anche dentro di me qualcosa cominciava a nascere.
Lì a Medugorje c’è stata la confessione che mi ha riabilitato all’amore, ci sono stati dei primi incontri di Gesù nell’eucaristia che mi hanno fatto sentire la sua presenza, il suo ristoro e c’è stata la parola di Dio e c’è tutt’oggi, che scava, mi mette in discussione, mi mette in crisi talvolta e mi da delle luci nel discernimento delle decisioni importanti di ogni giorno…e non per ultima Maria che si è presa cura di me, mi ha preso per mano, mi ha coccolato come la più tenera delle Mamme e mi ha fatto sentire speciale, amato.
A Medjugorje ci sono rimasto dieci anni e ho avuto la grazia di accompagnare tanti fratellini che abbiamo accolto in quegli anni nel nuovo centro che denominato Stella del Mattino. Ho visto veramente i ciechi riacquistare la vista, gli zoppi camminare di nuovo, i sordi udire… Ho contemplato le meraviglie di Dio e l’urgenza di Maria di realizzare i suoi piani di salvezza e far trionfare il suo Cuore Immacolato.
A Medugorje ho conosciuto Valeria, che è diventata poi la mia sposa e insieme siamo rientrati in Italia. Oggi operiamo nella Cittadella Cielo di Belluno, un piccolo villaggio dove chiunque è solo, emarginato, disperato possa sentirsi accolto, sostenuto, amato e dove chi desidera possa formarsi al volontariato per impegnarsi poi a realizzare nuove iniziative e progetti nella propria realtà locale.
Sono grato alla vita per la strada percorsa finora.
Grato per ogni cuore incontrato.
Grato per tutte le gioie condivise.
E grato per ogni sofferenza che se vissuta in Lui diventa quella porta stretta attraverso cui passare per assaporare la Gioia della resurrezione.
Non per ultimo una preghiera per tanti ragazzi che come il giovane ricco del Vangelo ho visto andare via dalla comunità con il cuore colmo di tristezza di chi sa di aver incontrato l’Amore…possa quel Fuoco tornare a divampare e infiammare di nuovo lo Spirito di ciascuno.”
Nicola Guarinoni
PUOI ASCOLTARE UNA PARTE DELLA STORIA DI NICOLA
ANDATA IN ONDA SU RAI1 NEL FORMAT “LE RAGIONI DELLA SPERANZA”