Il Vescovo Spreafico a Cittadella Cielo Frosinone


Mons. Spreafico a Cittadella Cielo FrosinoneRiportiamo l’omelia di S.E. Mons Ambrogio Spreafico – Vescovo della Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino – nella prima Messa presieduta a Cittadella Cielo a Frosinone in occasione del conferimento del ministero dell’accolitato a Alexandro Gatti e Simone Sassi, del m
inistero del Lettorato a Carlo De Dominicis, del rito di ammissione tra i candidati agli Ordini Sacri del Diaconato e del Presbiterato di Federico Roscio. 

18 febbraio 2016

Care sorelle e cari fratelli,

  ringraziamo il Signore per il dono della sua misericordia in questo anno santo straordinario, mentre ci vede raccolti oggi per conferire i  ministeri del Lettorato a Carlo, dell’Accolitato a Simone e Alessandro, e per ammettere agli Ordini Sacri Federico. Lo facciamo proprio poco dopo l’approvazione definitiva dello Statuto della vostra associazione da parte della Santa Sede. Rendiamo grazie al Signore perché non fa mancare alla Chiesa e al mondo donne e uomini che siano testimoni credibili della sua presenza e della sua misericordia. La Liturgia Eucaristica sempre ci ricorda che davanti a Dio non possiamo che rendere grazie in un mondo che al contrario ci abitua a sentirci in diritto e sempre in credito nei confronti degli altri.

Il Lettorato, caro Carlo, ti rende ministro della Parola, che sei chiamato a proclamare. Ogni volta che la proclami, ricordati sempre che essa innanzitutto è rivolta a te, perché tu viva di essa, trovi in essa la libertà di servire il Signore e di fare della parola la luce della tua vita. Nel fracasso del mondo, essa trovi in te lo spazio del silenzio e della preghiera, perché tu l’accolga e la comprenda. Cari Simone e Alessandro, con il ministero dell’Accolitato voi vi fate più vicini all’altare del Signore, luogo del dono della sua vita e del suo amore a tutti noi. Conformatevi sempre di più a Lui, che si offre per noi perché assieme formiamo un unico corpo, il corpo della Chiesa, di cui il Signore è il capo, e noi siamo le membra, il popolo santo di Dio, una comunione di donne e uomini vivificati dalla sua presenza. E infine tu, caro Federico, chiedi di essere ammesso agli Ordini Sacri, il Diaconato e il Presbiterato. Ricordati che il sacramento dell’Ordine è un servizio nella Chiesa al mondo, non un potere né uno status o un ruolo da svolgere. La tua richiesta sia l’inizio di un cammino nel quale sarai chiamato a donare te stesso al Signore, perché tu possa servirlo con animo generoso ovunque sarai inviato.

   Le letture che oggi abbiamo ascoltato aiutano voi e tutti noi a ricentrare la nostra vita sull’essenziale. In questo mondo dove l’unico punto di riferimento diventa se stessi, dove gli egoismi e gli interessi personali dominano gli animi, dove l’obiettivo primario rimane la realizzazione di se stessi senza gli altri o contro gli altri ed anche senza Dio, abbiamo tutti bisogno di capire dove porre il centro del nostro esistere. Anche Ester viveva in un mondo popolato di idoli, che voleva liberarsi di un popolo singolare, che aveva posto il centro della sua vita nel Dio unico e che, proprio per questo, correva il rischio di essere annientato. Ester fa una scelta: rivolgersi al Signore, cercare in lui la sua forza. La preghiera, cari amici, forza debole dei credenti, può cambiare i cuori e la storia. “Ora, Signore, mio Dio, aiuta me che sono sola e non ho nessuno all’infuori di te”, dice Ester. In un mondo dove la violenza, il terrorismo, le guerre inducono tanta paura, è facile sentirsi impotenti, rassegnarsi al male con indifferenza, credere che l’unica cosa da fare è salvare se stessi.  Oggi il Signore ci invita a scegliere di nuovo di porre la nostra vita in lui, ci invita a tornare a chiedere, a cercare, a bussare alla sua porta.

Tre verbi, tre necessità, tre scelte: chiedere, cercare, bussare. Sì, possiamo chiedere al Signore e Lui ci ascolterà. Chiediamo con insistenza il dono della misericordia e della pace, e il Signore ci ascolterà. Per convincerci, Gesù non ci tratta molto bene: “Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!” In effetti, Gesù ha ragione. Se noi che siamo cattivi ed istintivamente egoisti, sappiamo dare cose buone a coloro a cui vogliamo bene, pensate se il Signore che ci ama più di tutti non esaudirà la nostra preghiera. Ma bisogna pregare con fede e insistenza! Poi “cercate”. La vita del credente è sempre ricerca. A volte noi ci accontentiamo, perché ci sembra di aver raggiunto gli obiettivi prefissati. Allora si smette di cercare. Ricordate la parabola della pecora perduta e della moneta smarrita. Dio non smette mai di cercare, perché c’è sempre qualcuno che si è perso. Allora non si può mai dire: ho finito il mio compito. Mi ha sempre colpito come il Vangelo di Giovanni inizia e termina con l’immagine di discepoli che cercano il Signore. “Che cosa cercate?”, chiede Gesù ai primi due discepoli. E alla fine del Vangelo Gesù chiede a Maria Maddalena: “Chi cerchi”. Non smettiamo mai di cercare Dio e gli altri, soprattutto i perduti dietro se stessi e gli idoli del mondo. Infine “bussate”. Quando si bussa alla porta di un altro, è perché lo si cerca. Chi bussa vuole incontrare qualcuno. La Chiesa in uscita, come ama dire Papa Francesco, è una Chiesa che incontra. Bussiamo alla porta della misericordia di Dio ed egli ci aprirà. Ma bussiamo anche alla porta degli altri. Non abbiamo paura, non siamo pigri. Dietro ogni porta ci sono donne e uomini che aspettano. Impariamo dal Signore stesso che bussa alla nostra porta perché gli apriamo, come leggiamo nel libro dell’Apocalisse: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (3,20). Bussiamo alla porta del Signore e degli altri, per gustare la gioia della convivialità.

Il vangelo si conclude con la ben nota regola d’oro: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti”. In Matteo questa regola di comportamento assume un valore fondamentale, perché per l’evangelista riassume tutto l’insegnamento della parola di Dio, la Legge e i Profeti. Vedete, cari amici, a volte noi complichiamo il vangelo con i nostri ragionamenti e la nostra piscologica. In fondo lo facciamo per darci ragione e per continuare a fare come vogliamo. Cominciamo da questa regola di comportamento e ci metteremo sulla strada giusta perché, seguendo almeno la Legge e i Profeti, possiamo incontrarci con il vangelo di Gesù, compimento della Legge e dei Profeti del Primo Testamento. Chiediamo allora al Signore, assieme ai nostri cari fratelli che oggi in modi diversi si impegnano al servizio di Gesù nella Chiesa, di imparare a “chiedere, a cercare, a bussare”, perché la nostra vita sia inondata dalla misericordia di Dio e noi possiamo donare quanto di grande, di bello, di gioioso, ogni giorno riceviamo immeritatamente dal Signore.

S.E.Mons Ambrogio Spreafico

Vescovo della Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino

Giovedi della I settimana di quaresima  (Lettorato, accolitato, ammissione ordini sacri)