Per la Chiesa la sacralità della vita è un valore e un principio non negoziabile. Secondo me è anche un principio laico. La vita è un dono e una responsabilità per tutti. Ci viene donata e affidata. Nessun uomo può avere il diritto di toglierla. Va sempre difesa e tutelata. Per questo è anche un principio non ideologico perché si impone di per sé con il suo peso specifico a differenza delle singole diverse interpretazioni della realtà data che si fondano su argomentazioni e opinioni.
Inoltre nessuna vita ha più valore di altre. Non esistono vite di serie A e vite di serie B in sé. La dignità di ogni persona è inviolabile. Non si misura in base alla qualità, in modo utilitaristico. Vale perché vale in sé a prescindere dalle circostanze, anche se queste a volte possono essere davvero pesanti.
Allora entriamo nel difficile tema di dare senso anche agli “imprevisti” che possono metterci davvero a dura prova. Sui principi generali non ho dubbi neppure dopo tante esperienze con dolori estremi.
Un valore non perde valore in base ai casi particolari che possono metterci in crisi. Resta valido. Anche se la sua applicazione può avere esiti valutativi diversi in base alle circostanze personali che si vivono. Così come alcuni principi.
Eppure la vita a volte è davvero complicata. In certi casi si sbaglia anche cercando il bene perché pur volendo salvare una persona nel mare in tempesta si fanno movimenti scomposti. I valori però restano validi. E nessuno può strumentalizzare una situazione specifica. In certi casi si resta smarriti perché bisognerebbe trovarcisi per essere davvero obiettivi. A volte è facile esprimersi da posizioni ben lontane da chi soffre. Così come è facile scivolare e confondere ambiti o termini ben specifici e diversi. Una cosa è l’accanimento terapeutico, altra cosa è l’eutanasia, altra ancora il suicidio o la morte assistita. Certe confusioni e ambiguità terminologiche sembrano non proprio casuali soprattutto quando si vuole far leva sull’opinione pubblica più propensa a giustificare un termine, in questo caso l’eutanasia, rispetto ad una altro.
Resta il fatto che la vita va sempre difesa e le persone vanno aiutate e supportare soprattutto nel momento del dolore.
Non entro nel merito del caso particolare perché solo Dio può giudicare il cuore di un uomo e prima o poi tutti ci troveremo dinnanzi a Lui faccia a faccia. Ma certi eventi ci mettono davanti una grande sfida: non lasciarci soli nei momenti della prova. Quali risposte diamo dinnanzi alla sofferenza e al dolore? Quale senso diamo alla fragilità umana? Questa è la grande sfida che ci viene lanciata. Il Vangelo ha in sé le risposte per un percorso che ognuno di noi è chiamato a fare. Volente o nolente siamo chiamati a rispondere con la vita.