Nel suo magistero, ma ancor più nel suo ministero di pastore e vescovo della cattolicità, il papa Francesco, non cessa mai di mettere in risalto il volto materno della Chiesa, chiamata ad essere più madre che maestra, più luogo evangelico dell’accoglienza e del perdono che potente istituzione giuridica. In questa logica vanno letti i suoi numerosi interventi sulla misericordia e la proclamazione del Giubileo straordinario che inizierà il prossimo 8 dicembre. Il clima e lo stile nuovo senza dubbio presente oggi nella Chiesa “francescana”, stanno favorendo non poco il dialogo con realtà più o meno lontane o critiche nei confronti della Chiesa stessa. D’altro canto, però, le opportune “aperture” pastorali di papa Francesco, vengono interpretati da taluni come un mettere in discussione verità assodate mentre da parte di altri si esige una misericordia senza verità in nome di un inaccettabile aggiornamento della morale e del dogma . Ci chiediamo dunque: come conciliare misericordia e verità ?
Svilupperò questo tema tenendo come leitmotiv il versetto 11 del salmo 85 che recita ed auspica «misericordia e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno».
La tradizione rabbinica mette in contrapposizione verità- misericordia, giustizia – pace, vedendole personificate rispettivamente in Mosé e in Aronne: il primo, rigido assertore della legge, e quindi della verità e della giustizia, il secondo invece: misericordioso verso le debolezze del popolo e cercatore di pace, al punto da accondiscendere ed essere complice del peccato di idolatria (cfr Es 32, 1-5) . La conciliazione “verità – giustizia” con «.misericordia – pace» è pertanto caratteristica dei tempi escatologici. Diversa è invece la dottrina cristiana, che trova un suo fondamento nella Lettera agli Ebrei: Gesù è il nuovo Mosè, definitivo legislatore di una legge nuova impressa non più su tavole di pietra ma nelle menti e nei cuori (cfr Eb. 8,10) ma, allo stesso tempo egli è il nuovo Aronne, il sommo sacerdote misericordioso mediatore di una nuova alleanza che avendo sperimentato l’umanità e le sue debolezze (Ebr 4,14 – 15), è causa di salvezza eterna per coloro che gli obbediscono (Ebr 5, 1-10). In questa logica, fondata sulla verità dell’incarnazione del Verbo, verità e misericordia vanno concepite come realtà intimamente connesse ed interdipendenti tra loro. Al contrario: la verità si cristallizzerebbe in una dottrina rigida, mentre la misericordia verrebbe ridotta ad un sentimento di ambigua condiscendenza e ad una flessibilità arbitraria. In Cristo si concretizzano verità e misericordia: Egli infatti può dire di sé «Io sono la via, la verità e la vita» (cfr Gv 14, 6) e allo stesso tempo rivendicare di essere inviato a « a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore » (Lc 4,18 – 19) . Per i cristiani «essere dalla verità» significa ascoltare la sua voce (cfr Gv 18,37), la voce di colui che “« ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia ». (Cfr Tt 3,5). Esemplare ci appare l’episodio della samaritana (Cfr Gv 4, 5-30): Gesù offre alla donna la misericordia ma prima la costringe a fare verità nella sua storia e poi la trasforma in apostola di misericordia per gli abitanti di Sicar. In Cristo, dunque, verità e misericordia si sono baciate, e ogni incontro con Lui, si trasforma in una esperienza profonda e concreta di una misericordia che accoglie senza mentire e di una verità che scruta senza scoraggiare. Da un punto di vista teologico, viene in nostro aiuto San Tommaso d’Aquino che nella Summa Teologica afferma chiaramente che in qualsiasi opera di Dio devono trovarsi necessariamente sempre uniti misericordia e verità. E tuttavia egli introduce un’annotazione molto significativa: l’opera della verità (giustizia) presuppone sempre quella della misericordia quale sua radice profonda, perché solo in essa può fondarsi. (cfr. S. Th I, q. 21, a. 4).
Non va però dimenticato quanto Gesù afferma, la vigilia della sua passione in quello che è detto il suo testamento « se mi amate, osserverete i miei comandamenti » (Gv 14,15). La misericordia non è pertanto un buonismo gratuito ma effetto di una conversione a Cristo e ai suoi comandamenti… e talvolta richiede il dovere della correzione. Sant’Agostino, scrivendo ai pastori, distingue tra le pecore che sono inferme ed indebolite, e quelle che invece sono già malate (Sermo XLVI “de pastoribus). Alle prime, che magari sono ferite solo dalle circostanze esterne della vita, propone un incoraggiamento che le rafforzi; alle seconde, che portano in sé anche colpe personali, egli raccomanda le cure adeguate, parole di ammonimento e un cammino di purificazione.
Per poter sperimentare concretamente la misericordia di Dio, è necessario rimuovere ogni ostacolo alla sua azione. Dice a tale proposito S. Giovanni Paolo II nella Dives in Misericordia scriveva «In nessun passo del messaggio evangelico il perdono, e neanche la misericordia come sua fonte, significano indulgenza verso il male, verso lo scandalo, verso il torto o l’oltraggio arrecato» (n. 14), mentre Dante ammonisce: « …ch’assolver non si può chi non si pente, né pentere e volere insieme puossi per la contradizion che nol consente » (Inf. XXVII, 118 – 120).
La “pastorale della misericordia” mentre ripresenta una Chiesa con le braccia e il cuore aperti ad ogni uomo non può esimersi dal ripetere l’ invito: ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore ! (Gl 2,13)
Come “cavalieri della luce” – e ancor più come “Piccoli della gioia”- ci siamo assunti l’impegno di essere « testimoni della verità» e di « portare l’amore (che è l’altro nome della “misericordia !) a chi non ha conosciuto l’amore». In questa ottica, deriva dalla nostra vocazione essere araldi della «verità della misericordia». Il nostro indimenticabile papà, il vescovo Salvatore Boccaccio , era solito dire “«Dio ti ama e ha mandato me per fartelo sapere». “ Dio ci ama”: ecco la verità ! Vuole “farcelo sapere”: ecco la pastorale della Chiesa di papa Francesco!
A noi il compito di gridarlo con l’impegno e testimoniarlo con la vita.